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sabato 26 agosto 2017

TERREMOTO DI ISCHIA E SISMICITA' INDOTTA: ALCUNE CONSIDERAZIONI

Terremoto di Ischia del 21 agosto 2017: mentre sui media si accendeva la polemica sulle rilevazioni iniziali di INGV secondo alcuni sbagliate, con  valutazioni diverse della magnitudo, con stime della  profondità focale e dell'epicentro del sisma sostanzialmente riviste, non si può fare a meno di pensare se il problema della sismicità indotta/innescata c'entri qualcosa in questa vicenda o meno.
Il motivo? La fattibilità dell'Impianto Pilota Geotermico "Serrara Fontana" a  Ischia, che potrebbe essere compromessa da una valutazione poco favorevole delle condizioni geologiche del sottosuolo. Nel 2015 la società Ischia GeoTermia s.r.l. ha infatti avviato le pratiche autorizzative per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica sfruttando fluidi geotermici: esso prevede la realizzazione di una centrale di produzione elettrica, di due pozzi di produzione e di un pozzo di reiniezione di tale fluido, con una profondità verticale dei pozzi dal piano campagna di circa 1.300 m. L'impianto ricade nell'area del permesso di ricerca "Ischia Forio" in cui è compreso anche il territorio di Casamicciola Terme, dove si sono verificati i maggiori danni del terremoto suddetto.
Di sismicità indotta in Italia si è sempre parlato poco, tranne recentemente: l'argomento è sempre stato scomodo, contestato, quasi tabù. Il motivo è che essa può a volte porre serie limitazioni alle attività industriali di sfruttamento delle risorge energetiche del sottosuolo, come quelle geotermiche e petrolifere, dove ci sono grandi interessi economici in gioco. 
Cosa è la sismicità indotta? E' una sismicità generata da attività umane e non da processi naturali legati alla deformazione tettonica della crosta terrestre. 
Come avviene? Alcune attività antropiche alterano l'equilibrio meccanico del sottosuolo modificandone lo stato di sforzo e possono portare alla rottura delle rocce o causare movimenti lungo faglie preesistenti, con lo sviluppo di terremoti in genere di bassa magnitudo. In territori ad alta pericolosità sismica c'è il rischio tuttavia che, lì dove nel sottosuolo ci sono condizioni favorevoli, la sismicità indotta inneschi, anticipandoli,  terremoti naturali di origine tettonica con elevati valori di magnitudo.
Quali sono le attività antropiche che possono causare sismicità indotta? Le più importanti sono: 1) la reiniezione di fluidi nel sottosuolo,  2) lo sfruttamento dell'energia geotermica, in cui la sismicità è indotta da iniezioni ed estrazioni di fluidi per il trasporto del calore, 3) l'estrazione di idrocarburi, 4) lo stoccaggio di gas, 5) le variazioni di carico nei bacini idrici, 6) l'attività mineraria, 7) la costruzione di strutture massicce, ecc.
In Italia ci sono casi acclarati di sismicità indotta? In un rapporto del 2014 l'ISPRA ha documentato/ipotizzato 16 casi di sismi indotti da attività antropica a partire dal 1960, ma il problema per alcuni di questi è discusso.

Il pubblico dibattito tra esperti che è seguito al sisma del 21 agosto 2017 ha delineato uno scenario geologico molto meno tranquillizzante rispetto a quello iniziale. Se infatti in una intervista a Quark dell'aprile 2017  la direttrice dell’Osservatorio Vesuviano (INGV) Francesca Bianco aveva dichiarato che “la sismicità a Ischia era estremamente rara“, il Prof. Franco Ortolani ha invece recentemente ricordato i vari eventi sismici ischitani (circa 14) a partire dal 1228 fino a quello devastante del 1883, che avrebbe provocato circa 2000 vittime.
Se le valutazioni iniziali dell'INGV ponevano la profondità focale del sisma a oltre 10 km e l'epicentro ad alcuni chilometri in mare a nord di Ischia, quelle attuali le pongono a poco meno di 2 km di profondità e a 1 km a SO di Casamicciola Terme. Ciò rafforza l'ipotesi che la struttura sismogenetica dell’evento del 21 agosto 2017 sia ubicata proprio nel sottosuolo delle zone alte di Lacco Ameno e Casamicciola alle pendici del Monte Epomeo e non ad alcuni chilometri di distanza dalla costa in mare a nord dell’isola.
Se la società Ischia GeoTermia s.r.l. nello Studio di Impatto Ambientale dichiara che nell'area del previsto impianto (vicina a Casamicciola) sono assenti strutture tettoniche sismogenetiche, secondo il Prof. Ortolani invece gli effetti al suolo del sisma del 2017 sono correlabili con quelli dell’evento del 1883 causato da una faglia sismogenetica ubicata a circa 2 km di profondità nel sottosuolo di Casamicciola e Lacco Ameno.
E' dunque ovvio che tale nuovo scenario è molto meno favorevole alla realizzazione dell'impianto geotermico, in quanto la sua attività di estrazione e reiniezione di fluidi in prossimità di una faglia sismogenetica potrebbe anche causare non solo sismicità indotta di bassa magnitudo, ma anche una più temibile sismicità innescata con i relativi danni alle strutture e alle persone. 

Sarebbe interessante conoscere, come dichiara il Prof. Boschi, cosa è successo nelle sale di sorveglianza dell'INGV di Roma e di Napoli la sera del 21 agosto e soprattutto chi ha materialmente fatto e comunicato le prime valutazioni, e se è vero quel che si dice, e cioè che la rete sismica nell'isola di Ischia durante il sisma funzionava molto parzialmente. 

sabato 15 luglio 2017

Petrolio e reiniezione: Lettera del Prof. Enzo Boschi

LETTERA DEL PROF. ENZO BOSCHI SU PETROLIO E REINIEZIONE, CONVEGNO DI MONTEMURRO, 14.07.2017 

Si devono interrompere per sempre iniezioni di fluidi pressurizzati nel sottosuolo in Val d'Agri e in generale in tutta la Basilicata. Questa è la conseguenza logica di atti e documenti ufficiali di Ministeri ed enti statali, le attività dei quali riguardano la sicurezza del Paese.

La Val d'Agri, come tutta la Basilicata, è indiscutibilmente una delle zone a massima pericolosità sismica del territorio nazionale. In Val d'Agri vengono effettuate estrazioni petrolifere alle quali sono necessariamente associate iniezioni di fluidi pressurizzati.

Esiste un corposo Rapporto sullo stato delle conoscenze riguardo alle possibili relazioni tra attività antropiche e sismicità indotta/innescata in Italia, redatto da un Tavolo di Lavoro (ai sensi della Nota ISPRA Prot. 0045349 del 12.11.2013) composto da: DPC (Dott.ssa Daniela Di Bucci, Prof. Mauro Dolce); MISE (Ing. Liliana Panei); ISPRA (Dott.ssa Chiara d'Ambrogi, Dott. Fernando Ferri, Dott. Eutizio Vittori); INGV (Dott. Luigi Improta); CNR (IGAG-Dott. Davide Scrocca, IMAA-Dott. Tony Alfredo Stabile); OGS (Dott.ssa Federica DONDA, Prof. Marco Mucciarelli).

Si afferma che la iniezione di fluidi nel sottosuolo può innescare o indurre terremoti.
Argomento che ha generato seria preoccupazione visto che poi il Ministero dello Sviluppo Economico si è impegnato a far produrre un altro documento (24.11.2014) dal titolo Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell'ambito delle attività antropiche da un gruppo di lavoro costituito da Gilberto Dialuce, Claudio Chiarabba, Daniela Di Bucci, Carlo Doglioni, Paolo Gasparini, Riccardo Lanari, Enrico Priolo, Aldo Zollo al fine di "mantenere al più alto livello delle conoscenze gli standard di sicurezza in zone sismicamente attive".

Complessivamente, si sono espresse formalmente sul problema 18 persone: ricercatori, docenti universitari, alti funzionari in rappresentanza del Ministero dello Sviluppo Economico e della Protezione Civile, di tutti gli enti statali che, in un modo o nell'altro, si occupano di terremoti (INGV, CNR, OGS, ISPRA) e delle Università di Napoli e di Roma (La Sapienza) compilando due documenti ufficiali. 

Nessuno mette più in discussione che fluidi pressurizzati possano generare, indurre o innescare terremoti. In zone altamente sismiche questi terremoti potrebbero risultare di elevata magnitudo, tanto da generare gravissimi danneggiamenti molto diffusi. 

Una lettura attenta dei due documenti citati ha come necessario, indiscutibile e indiscussa conseguenza, la sospensione definitiva delle iniezioni di fluidi pressurizzati in una zona che, oltre ad essere a massima pericolosità sismica, presenta secondo uno studio (Geophysical Research Letters, 25.08.2014, Fluid injection induced seismicity reveals a NE-dipping fault in the southeastern sector of the High Agri Valley, southern Italy) di un gruppo di ricercatori del CNR una faglia attiva estremamente preoccupante proprio nella zona ove sono concentrate le attività petrolifere. E' assolutamente doveroso ricordare che lo studio è stato formalmente avallato e condiviso dall'attuale Presidente dell'INGV.
Siccome molti dei funzionari, docenti e ricercatori citati rivestono incarichi di responsabilità ufficiali nel quadro della sicurezza nazionale, è lecito chiedersi perchè non abbiano già preso drastiche decisioni a salvaguardia della vita dei cittadini che in Basilicata vivono.

Non ci sono infatti alternative a due possibilità: o credono in quello che hanno scritto (cioè: terremoti potenzialmente innescati da iniezioni di fluidi e pericolosissima faglia attiva presente in prossimità della zona di iniezione) e immediatamente impongono la cessazione di ogni attività petrolifera; oppure, se così non fanno, cioè consentono la continuazione delle attività estrattive, rinnegano quanto da loro stessi affermato. Se, come finora appare, è valida la seconda ipotesi, è lecito chiedersi se i personaggi citati sono in grado di dedicarsi a compiti concernenti la nostra sicurezza e, in particolare, la difesa dei terremoti. Non c'è una terza possibilità e i cittadini lucani dovrebbero fin d'ora porre il problema su basi legali per gli ingenti danni subiti per la salute e per la devastazione del loro territorio.

Un discorso a parte merita poi l'accordo operativo tra il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), la Regione Basilicata e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) per applicare in via sperimentale gli "indirizzi e le linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell'ambito delle attività antropiche di sottosuolo" alle attività di estrazione petrolifera che si effettuano in Val d'Agri, area interna dell'Appennino lucano, concessione che è riconducibile a ENI SpA e SHELL SpA. "In via sperimentale"!

Nell'accordo viene stabilito che i compiti dell'INGV saranno decisi dalla Regione Basilicata e che rientreranno in un generico supporto all'attività di monitoraggio mediante la raccolta, il trattamento e la trasmissione dei dati al Ministero, alla Regione e al concessionario, nel caso specifico ENI e SHELL. Il pagamento delle attività dell'INGV" si legge poi nella delibera della Giunta del 19.12.2016, "verrà garantito da un fondo istituito presso la stessa Regione, ma finanziato dal concessionario", cioè da ENI e SHELL.

In pratica, il lavoro di controllo dell'INGV viene pagato da ENI e SHELL, le cui attività estrattive e i loro eventuali effetti sull'ambiente dovrebbero essere monitorati dallo stesso INGV. Insomma ci troviamo di fronte ad un incongruo evidentissimo conflitto di interessi: i controllori sono finanziati dai controllati !

Con questo accordo si arriva a fare affidamento su procedure che non hanno alcun sostegno sperimentale! Si suppone che l'INGV, tramite un sistema di monitoraggio della sismicità sarà in grado "immediatamente di segnalare alle istituzioni pubbliche territoriali, al Ministero dello Sviluppo Economico, all'Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse e al Dipartimento della Protezione Civile, eventuali anomalie che potrebbero indicare la generazione di sismicità indotta o innescata".

Nessuno però spiega come si riuscirà a capire che l'induzione o l'innesco è avvenuto o, se è avvenuto, quando manifesterà i suoi effetti. In altre parole, l'INGV al massimo potrà organizzare il cosiddetto sistema a "semaforo": appena si registra qualcosa, qualunque cosa, si sospende ogni attività. Questo è tuttavia estremamente pericoloso, perchè basta conoscere un pò di geofisica moderna, per sapere che certi processi possono essere innescati o indotti oggi, ma produrre tragedie tra qualche anno, specialmente nel caso in cui le sollecitazioni durino costantemente nel tempo. Poco o niente si sa di come inneschi e induzioni avvengano e, quindi, in realtà non sappiamo in linea di principio come monitorarli. Non è detto inoltre che inneschi o induzioni producano fenomeni percebili dal sistema di monitoraggio scelto.

Comunque è incontrovertibile che l'instabilità e i moti della crosta terrestre sono ancora molto poco noti e non possono essere fermati, come avviene per le auto in prossimità di un semaforo quando scatta il rosso.
E' scorretto utilizzare scorciatoie senza basi scientifiche per dare l'impressione che "la situazione è sotto controllo" in una zona capace di generare terremoti di magnitudo 7 o più, con decine di migliaia di vittime, come già accadde nel 1857. 

Va ricordato per completezza che è stata evidenziata una faglia attiva di notevoli dimensioni che giunge fino alla superficie ove vengono praticate le reiniezioni. Una ulteriore ragione, oltre a quella dell'elevata pericolosità sismica della zona, per interrompere le attività petrolifere per sempre. Se tale faglia non esiste la pericolosità resta comunque elevata. Ma dimostra che chi ha la responsabilità scientifica e legale dell'operazione non è all'altezza del compito affidatogli e il problema della sicurezza ne risulta ancor aggravato. A questo si aggiunge il fatto, molto inquietante, che nessuno dei migliori sismologi dell'INGV (quindi migliori d'Italia e di livello internazionale) è stato coinvolto o si è fatto coinvolgere in questa operazione.
Molte volte nell'ultimo anno abbiamo chiesto chiarezza su questi argomenti tanto delicati da mettere in pericolo la vita delle persone, ma non è mai giunta risposta.

Risulta che non si è ritenuto di fornire esaustivi chiarimenti neanche in risposta ad una interrogazione parlamentare sull'argomento. Anche se le richieste di chiarimenti vengono ignorate, la questione resta in tutta la sua gravità: la zona è altamente sismica, è stata addirittura suggerita la presenza di una faglia attiva che arriva in superficie: ne consegue a stretto rigore di logica che la zona è fisicamente incompatibile con la immissione di fluidi che va definitivamente sospesa.

Concludendo, ancora una volta chiediamo - e continueremo a farlo finchè non riceveremo risposta - se la pericolosissima faglia superficiale in Val d'Agri c'è o non c'è. A questo punto, lo stesso Ministero della Ricerca non può non esprimersi in un senso o nell'altro.
Ne va della sicurezza nazionale
    
Enzo Boschi



AGGIUNTA

Non è tuttora chiaro quali tecnici e ricercatori sono stati coinvolti nello stilare l'accordo e come si è attuato il loro eventuale intervento e se sono in possesso delle necessarie competenze. Sappiamo che la Regione Basilicata ne ha autorizzato la stipula a dicembre scorso. Non si sa se l'attività sia iniziata nè, in caso affermativo, quali siano stati fino ad oggi i risultati che, stando a quanto previsto dall'art. 8 dell'accordo, saranno "diffusi, in forma aggregata", con modalità tutt'altro che chiare, sui siti web dedicati di MISE, Regione e ARPA Basilicata. Non siamo ancora riusciti a trovare dati utili ai fini di una valutazione e non credo si possa pensare che ci difetti l'esperienza.

Malgrado tutto va ribadito con forza che un ente statale di ricerca, come l'INGV, finanziato dallo Stato, ha l'assoluto dovere prioritario di dedicarsi alla difesa dei cittadini, difesa che deve essere tempestiva e che non deve essere messa in secondo piano rispetto a nessun altro interesse o attività.

Dopo il sisma irpino del 1980, la difesa dei cittadini e dello Stato dai terremoti è il motivo fondamentale per cui l'ING prima, e l'INGV dopo, è stato fortemente potenziato e riorganizzato. L'indipendenza dell'INGV è garantita dalla Carta Costituzionale. I ricercatori dell'INGV nella loro attività rispondono alla Carta e ai metodi della moderna Scienza galileiana. Solo così si può pretendere la fiducia dei cittadini.
Fiducia che viene irrimediabilmente compromessa da comportamenti che si appalesano contrari alla difesa dei cittadini e da documentabili carenze scientifiche e tecnologiche.





mercoledì 27 novembre 2013

Chi è Albina Colella

Sono Professore Ordinario di Geologia presso l’Università della Basilicata. 
Mi sono laureata in Scienze Geologiche presso l’Università di Bologna, con 110/110 e lode. Ho prestato servizio presso le Università di Bologna, Bari, Catania, Calabria e Basilicata. Ho trascorso periodi di studio e ricerca all'estero (U.S. Geological Survey, Oxford University, ecc.). Ho ricoperto le seguenti cariche:        

  • Presidente di GEOSED, Associazione Italiana di Geologia del Sedimentario;
  • Presidente del Gruppo Italiano di Sedimentologia;                       
  • Direttore del Centro di Geodinamica dell’Università della Basilicata;
  • Direttore del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università della Basilicata;
  • Direttore del Dottorato in Scienze della Terra dell’Università della Basilicata.

La mia  ricerca ha riguardato i seguenti temi: analisi dei bacini sedimentari, analisi di facies e geologia del petrolio, georisorse (acqua, petrolio), rischi geoambientali, impatti ambientali del petrolio, valutazione, caratterizzazione, monitoraggio e inquinamento delle risorse idriche, cartografia geologica e idrogeologica, ambienti marini costieri e profondi, perforazione dei fondali oceanici, esplorazione dei fondali marini con osservazioni indirette e dirette (sottomarino, batisfera).

  • Sono stata responsabile scientifico del megaprogetto europeo POP-FESR-Agrifluid sulla valutazione, caratterizzazione e monitoraggio delle risorse idriche dell’Alta Val d’Agri (Basilicata), in collaborazione con otto gruppi di ricerca e con ENI; 
  • sono stata coordinatore scientifico di quattro Fogli Idrogeologici e di un Foglio Geologico CARG della Basilicata;
  • ho partecipato, come rappresentante italiana, al programma di ricerca internazionale di perforazione dei fondali oceanici Ocean Drilling Program (ODP) nell’Oceano Pacifico  (Izu-Bonin);
  • ho partecipato a varie crociere oceanografiche nel mar Tirreno, nel Mar Ionio e nello Stretto di Messina; 
  • in collaborazione con Saipem ho realizzato studi sulla stabilità di condotte di idrocarburi sottomarine in ambienti marini estremi, come lo Stretto di Messina;
  • ho realizzato studi e osservazioni dirette su gasdotti sottomarini mediante immersioni profonde (500 m) con sommergibile e batisfera;
  • ho svolto ricerche sull'inquinamento da idrocarburi dell'invaso del Pertusillo (Val d'Agri, Basilicata), con acque destinate al consumo umano; 
  • sono stata organizzatrice di convegni internazionali e nazionali;
  • sono stata autore ed editore di pubblicazioni internazionali e nazionali; 
  • sono stata referee di riviste scientifiche internazionali; 
  • sono stata membro di comitati scientifici.

Ho tenuto i seguenti corsi di insegnamento: Geologia I, Geologia Generale, Geologia degli Idrocarburi, Analisi dei Bacini Sedimentari, Sedimentologia, Rilevamento Geologico, Idrostratigrafia. 

Negli ultimi anni mi sono dedicata anche alla divulgazione scientifica in campo ambientale, con particolare riferimento alle risorse acqua e petrolio, e sono coautore del libro "L'Impatto Ambientale del Petrolio in Mare e in Terra" (Civita e Colella, 2015; Galaad Edizioni)..
Sono stata proponente e, insieme a Nicola Falvella, ideatrice della "Carta di Potenza per la Basilicata". Una carta di intenti con 16 proposte su temi di ambiente e salute, sottoposte alla sottoscrizione dei candidati lucani alle elezioni politiche regionali 2013 in Basilicata.